Com’è il cielo oggi?

In questi giorni la quarantena ci ha costretto fra le mura domestiche. Al di là degli evidenti svantaggi della questione, ci si presentano davanti occasioni. Occasioni di fermarci a guardare, a riflettere, a vedere con più calma e lucidità le persone cui vogliamo bene senza la sensazione continua di affanno e fiato sul collo alla quale ormai siamo abituati. Neanche più ce ne accorgiamo. Ad esempio, mi ritrovo ogni mattina a fare esercizio di pazienza e seguire mio figlio nei compiti. Si cerca di andare avanti nel programma, di consolidare quello che è già stato appreso fra i banchi, di non perdere ore e ore di lavoro. Le maestre ci mandano il materiale attraverso il registro elettronico e noi genitori ci improvvisiamo un po’ maestri. E penso, che fatica, ma come faranno a farlo con 25 bambini per così tante ore!? Chapeau…Seconda occasione: vedo gli occhi di mio figlio sciogliersi mentre ascolta il messaggio della maestra. E commuoversi. Poche volte l’ho visto commuoversi. Mi si stringe il cuore e un po’, ammetto, viene da piangere anche a me. Sono legami questi, i compagni mancano e le maestre pure. Tanto. Ci accorgiamo di tante cose in questa quarantena…La cosa che mi piace di più (terza occasione) è la consegna prima di iniziare ogni compito di italiano: scrivi la data, descrivi con aggettivi il cielo. E poi scrivi come ti senti. Spesso questa è la domanda con cui inizio le sedute con i pazienti. Come ti senti. Come ti sei sentito quando è successa questa cosa? In gergo si chiama “monitoraggio”: è una capacità metacognitiva cioè la capacità di identificare i nostri stati mentali, emozioni, pensieri. Insieme ad altre funzioni metacognitive è un fattore protettivo importante, favorisce il benessere psicologico. Alle volte succede che non “monitoriamo” l’interno per non stare troppo male o semplicemente perché, in qualche modo, non ce l’hanno proprio insegnato da bambini. Perciò spesso la terapia è riappropriarsi del proprio sentire, cominciare a fermarsi e allenarsi a rispondere a questa domanda per capire come funzioniamo. Come mi sono sentito in quella situazione? E ora?

Perciò cara maestra Paola, grazie, perché prima di iniziare ogni attività didattica chiedi ai nostri bimbi di fermarsi e guardarsi. Non so se avranno la grazia di ricordarsi accenti, apostrofi e doppie ma avranno avuto il privilegio di sentirsi guardati e ascoltati davvero.

Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta – Novi Ligure – Genova

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