Pecore, lumi e pescatori. La paura e il bisogno degli altri nei tempi dell’emergenza.

Sono uscita per correre. Ho deciso di farlo al crepuscolo, con l’idea di non incontrare nessuno. O quasi. E così è stato. Solo un pastore con il suo gregge e il fedele cane.

Nella discesa verde le pecore si muovevano all’interno di una spirale e il cane appresso, impegnato a compattarle e a far rientrare le ribelli e indisciplinate. Poi il pastore. Imperturbabile. Ho pensato, in fondo per lui poco è cambiato in questi folli giorni. Abituato alla solitudine di una vita errante, senza legami e senza radici. Niente aperitivi, domeniche al mare, pranzi con gli amici al ristorante. Forse il cane è il suo unico “altro’. Perché di questi tempi ci accorgiamo che, alla fine, tutti abbiamo bisogno di un altro, di relazioni per stare bene e sapere chi siamo. Poi ho incontrato la solita signora, abita lì in collina, con i suoi cani. Ieri il suo sorriso era diverso, anche lo sguardo, più intenso e profondo. Ci siamo salutate appena, senza parlare, ma ci siamo dette tante cose.

A me sembrava fossimo felici di vederci. Sì, perché nella solitudine e nell’isolamento di questi strani giorni riscopriamo la paura, quella vera, e il bisogno di relazione e di contatto, il bisogno di guardarci negli occhi, di scherzare e di stare leggeri. È difficile però oggi stare leggeri. Uno dei padri del cognitivismo italiano, Giovanni Liotti, ci ha insegnato che la coscienza nasce in una dimensione interpersonale, semplificando al massimo, noi siamo chi siamo perché ci siamo sentiti pensati, grazie agli occhi che ci hanno guardato sentiamo di esistere e abbiamo consapevolezza di noi. Per questo abbiamo così bisogno degli altri. E allora penso, chissà qual è la storia di quel pastore…

Pecore, lumi e pescatori. La paura e il bisogno degli altri nei tempi dell’emergenza.
Mentre rientro a casa mi godo il silenzio e l’ultima luce del giorno, è bellissima. E sono leggera. Tutte le case hanno le luci accese, calde e soffuse, e io ritorno in Norvegia. Sul fiordo le case avevano tutte un lume a metà finestra, serviva ad indicare la terraferma ai pescatori, li aiutava ad orientarsi. È proprio in questi momenti che abbiamo bisogno di quei lumini, di qualcuno che ci aiuti ad orientarci e a non farci perdere la speranza. Che ci aiuti a credere che alla fine andrà tutto bene.

Disponibile su Skype per consulenze e terapia su appuntamento.

Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta – Novi Ligure – Genova

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